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#93 – Giù le maschere

parte prima
di Mickey e Fabio Furlanetto

 

 

Daily Bugle

Sarà che è passato poco più di anno da quando J. Jonah Jameson si è deciso ad agganciarlo con un serio contratto da giornalista, dopo anni di gavetta come fotografo freelance,[i] ma Peter Parker non è ancora abituato a partecipare a una classica riunione di redazione. Complice anche il fatto che, tra paternità, università e doppia vita in calzamaglia, spesso e volentieri ha dovuto mancare l'appuntamento. Non oggi, non con ciò che c'è in ballo. Il Daily Bugle non poteva non parlare del caso di Jill Stacy deportata come schiava sessuale a Madripoor, un caso di per sé scottante e delicato per la vittima, aggravato dal fatto che l'Uomo Ragno ha contribuito alla sua liberazione in un contesto molto rischioso per la propria identità segreta. Può fare a pugni con il suo senso dell'etica, ma Peter Parker deve fare il possibile per dare la propria versione dei fatti, a salvaguardia della cugina di Gwen e di se stesso.

Ne ha la prova quando Jonah si rivolge a Ben Urich, deciso a saperne di più. Troppo.

-Ho letto il tuo ultimo pezzo sulla liberazione della figlia del Commissario Stacy. Non è malaccio, ma mancano quasi tutte le informazioni sui rapitori. Solo un sacco di “si dice” e “sembra”. Io voglio i fatti.

-Non ci sono molti fatti. Non è stato possibile intervistare Jill Stacy, suo padre impedisce a chiunque, a parte qualche medico, di parlare con lei.

-E la Aguirre? Lei è dei nostri.

Jonah si riferisce a Isobel Aguirre, una giornalista di Now scomparsa circa un anno fa durante un’inchiesta e creduta morta finche Devil, la Vedova Nera e l’Uomo Ragno, mentre cercavano di rintracciare Jill Stacy, non l’hanno casualmente scoperta in un bordello di Madripoor, costretta a fare la prostituta.

-È ancora troppo scossa dalla sua esperienza e francamente non credo che vorrei costringerla a riviverla per il bene di un articolo.

-Mff. Datti comunque da fare. Voglio inchiodare quei bastardi che hanno fatto… quello che hanno fatto... a una mia giornalista. Brant…

-Cosa?- replica “Betty”.

-Voglio che ti occupi tu della Stacy. Sei una donna, magari con te parlerà.

-Veramente…

“Questa non ci voleva” pensa la Camaleonte “Come faccio a sfruttare l’identità della Brant per recuperare informazioni per conto del Coordinatore se perdo tempo in queste cose?”

-Potrei provare io a parlare con Jill.- si offre Peter, pronto a giocare la sua carta migliore -Siamo vecchi amici e forse con me si aprirà.

Teme che non sarà facile convincere la redazione ad affidargli una storia del genere. Finora si è occupato solo di trafiletti sulle cronache dei supereroi, perlopiù sul sito del giornale, o di articoli di divulgazione scientifica. Niente di questo calibro, da soffiare a un'istituzione vivente quale Ben Urich. Che da un lato decide di non mollare l'osso, dall'altro sembra dargli inaspettata man forte:

-E io potrei seguire la pista dell’organizzazione che ha portato sia lei che Isobel in Oriente. Dicono siano russi.

-Uhm…- borbotta Jonah -Tu che ne pensi Robbie?

-Che è una buona idea.- risponde Joseph Robertson -Betty, ti va di affiancare Ben? Candace Nelson è impegnata in un'altra inchiesta e…

-Io… preferirei affiancare Peter.- risponde in fretta Betty -Credo che la presenza di una donna potrebbe essere d’aiuto.

“Inoltre questo idiota sembra facilmente manipolabile” pensa la Camaleonte.

-Come vuoi.

-Allora è deciso.- taglia corto Jonah -Ma non tornate senza qualcosa di concreto.-

A latere della riunione, l'editore si allontana per parlare con Ben Urich,[ii] a dimostrazione della direzione in cui spiri la sua fiducia. Il lavoro al giornale è sempre stato un ripiego per Peter Parker, ma ciò non vuol dire che non aspiri a essere riconosciuto capace, in qualunque campo. Gli viene spontaneo confidarsi con un'amica di vecchia data.
-Be', sono contento che lavoreremo insieme su questa cosa, è... inedito per me. Pensi che io sia stato audace nell'intromettermi?
-Nah, hai fatto bene- taglia corto la Camaleonte -Tu mettiti in contatto e fammi sapere quando possiamo andare dagli Stacy.
La criminale in incognito liquida la seccatura rappresentata da Parker perché non vuole perdere di vista Irene Merryweather. Prima, durante la riunione, ha parlato dell'imbarazzante storia di come il Sinistro Sindacato ha sbaragliato un gruppo di X-Men nei pressi dello Strange Palace[iii]... e deve indagare su quanto sa effettivamente la giornalista.

-In realtà è stato un caso- ammette la Merryweather, iniziando a raccontare a ruota libera -Jonah mi ha incaricato di indagare su quella nuova supereroina, Catalyst, quella che fa coppia con l'Uomo Ragno... e mi è venuto spontaneo andare a fare domande allo Strange Palace, so che là si riuniscono mutanti e supereroi in erba. O meglio, si riunivano. Perché non ho trovato niente del genere. E' cambiata gestione, è cambiata la clientela, nel giro di pochi giorni. Tenendo d'occhio il locale, mi sono ritrovata nello scontro tra il Sindacato e i mutanti... credo proprio che sia la nuova base per il sollazzo del Coordinatore, dopo la caduta del Lusty Leopard.
La Camaleonte ringrazia in tutta fretta e se ne va, con una strana espressione sul viso.

Facendo lo gnorri, Peter Parker ha ascoltato quello che ha potuto della conversazione. Perché Betty Brant si sta interessando al caso? Non è abbastanza impegnata con gli altri incarichi? Il suo senso del pericolo non pizzica, ma poco ci manca. Ad ogni modo, le novità sullo Strange Palace alimentano sconforto e interesse allo stesso tempo. E' una pista che deve battere quanto prima.

Prima, però, deve fare una difficile telefonata ad Arthur Stacy.

 

In uno studio televisivo della ABC
West 66th Street
Mary Jane Watson-Parker è nervosa. Questo non è certo il suo primo provino, ma è un passo in avanti per la sua carriera... il lancio della serie televisiva “Agenti del FBSA” è stato ampiamente pubblicizzato, anche se Mary Jane è tra le poche a non aver visto il film che lo ha preceduto, una storia di super-eroi che fermano un’invasione aliena venduto come “ispirato ad una storia vera”.

Ma soprattutto è nervosa nel leggere il copione dell’episodio pilota... o meglio, la stringatissima bozza che circola per i provini. Il suo agente se ne accorge e corre subito ai ripari.

-Qualche problema, MJ?

-Non mi avevi detto che il mio personaggio era un’esperta di arti marziali...

-Ci sono gli stuntman per quello!

-...o che le mie uniche battute nell’intero episodio sono “Agente Melissa March a rapporto, signore” e “affermativo”.

-Che importanza vuoi che abbiano le battute? Sei nei titoli di testa! Sai quanti soldi possiamo fare solo con i diritti sulle repliche? E poi, se sei un’attrice come si deve, dovresti essere capace di dare vita a un personaggio senza neanche aprire bocca, no?

Mary Jane sospira. Avrebbe dovuto sospettare che l’avrebbero scritturata solo per il suo passato di modella... volevano solo un bel faccino. Ma Mary Jane è decisa a dimostrare quanto vale, e risponde a Max abbassando la tonalità della voce con il tono monotono del suo personaggio:

-Affermativo.

 

Appartamento del Commissario di Polizia Arthur Stacy

In altri tempi, Jill Stacy avrebbe accolto Peter Parker con un abbraccio. L'ennesima prova che sia uscita provata dalla disavventura di Madripoor è il timido saluto con cui riceve i due giornalisti, sprofondata in una poltrona del soggiorno.

-Grazie di aver accettato di parlare con noi, Jill- le dice il suo amico, con il timbro di voce più rassicurante che possa sfoggiare, senza osare neanche un qualche contatto fisico.

-Come ti ho detto al telefono, sapendo di poter contare sul tatto di un gentiluomo come te, abbiamo pensato che fosse il caso- s'intromette suo padre, parlando con lei- Prego, accomodatevi.

-Avrei preferito rivederti in un'occasione più...lieta. Appena ne avrai voglia, devi venire a cena da noi, ok? A proposito, hai deciso se rimanere in città o se tornare a Londra?

-Al momento non me la sento di tornare a vivere da sola. Non che mi senta al sicuro qui, eh. Papà sarà sempre un bersaglio dei criminali di New York e la città sarà sempre la prima tappa di una qualsiasi invasione aliena. Per ora accetto il rischio.
-Prendo come un buon segno quella nota di ironia. Vorrei poterti dare torto. Ascolta, per quanto mi riguarda, preferirei non farti domande, lascerei dirti quello che hai da dire. Che ne dici, Betty?
La Camaleonte alza lo sguardo dallo smartphone con cui stava trafficando.
-Uh? Certo. Sì. Parli lei. Io... io prendo appunti.

"Ma che succede alle donne del Daily Bugle?" si chiede Peter.

Angela Yin non si è presentata stamattina, Betty si comporta in maniera sempre più sospetta... che cosa le passa per la testa? In un altro contesto, non l'avrebbe lasciato parlare, avrebbe preso le redini della situazione, avrebbe incantato Jill con discorsi da-donna-a-donna, e invece non sembra interessarle granché la faccenda.

L'unico momento in cui sembra risvegliarsi è quando la figlia di Arthur arriva a raccontare la comparsa dell'arrampicamuri sulla scena del bordello di Madame Xiona, e interviene per chiedere:
-Quindi sta confermando il coinvolgimento dell'Uomo Ragno?
-Uhm, sì - annuisce Jill, con l'espressione perplessa di chi vorrebbe dire "Dove sei stata finora?" e "Avevi mai sentito parlare di quello che mi era successo prima di venire qui?".

-Bene, continui - dice improvvisamente interessata la Camaleonte, smanettando allo stesso tempo con il cellulare.

Peter si ripromette di prenderla da parte non appena avrà smaltito quella dozzina di faccende più urgenti della settimana. Purtroppo deve correre in facoltà non appena usciranno da casa Stacy...

 

In un modesto stabile di SoHo, New York

In un mondo ideale, l'appartamento di Maureen Goodwin sarebbe invaso da libri aperti perché, da brava studentessa, lei starebbe preparandosi agli imminenti test. Nel mondo reale, la verità è molto lontana. Da quando un incidente le ha donato poteri inumani e ha iniziato a bazzicare il mondo dei supereroi, Catalyst ha avuto poco tempo, e ancor meno "testa", di frequentare le lezioni e di studiare. Non sa come giustificherà tutto questo ai suoi genitori a fine anno accademico.
Certo, niente in confronto al fatto che nasconde in casa una pericolosa latitante. Che sta cercando di aiutare, perdipiù.

Tutti i libri che ha preso in prestito in biblioteca e che sta consultando sono molto difficili da utilizzare. Gente come Richards e Pym non le manda a dire, ma quando si tratta di fisiologia metaumana, non si può giocare al ribasso. I suoi poteri di trasmutazione della materia riescono a rendere umana Quicksand solo a tempo determinato, e sta cercando in quei libri un modo per rendere la trasformazione permanente.

La concentrazione dell'aspirante scienziata viene distolta da una pacchiana, e per lei inedita, suoneria.
-Hai un cellulare!? Lo sai quanti modi ci sono di rintracciare quel... un attimo, esattamente come fai a portarti dietro un cellulare in forma sabbiosa? – chiede Maureen, ma Quicksand è troppo concentrata sul messaggio sotto i suoi occhi.

-Che cosa dice?

-“Solo io posso curarti. Il Coordinatore non sa niente”. C’è un indirizzo e poi è firmato... Scorpione.

 

Empire State University

Il dottorando Parker esce trafelato e scuro in volto dal suo laboratorio e viene subito raggiunto dal collega e amico Emil Sisko.

-Ormai dovrei essere abituato con te, ma ti vedo più sciupato del solito, che succede?

-Sono più oberato del solito, un incarico importante al Daily Bugle... e mi sono appena sorbito l'ennesima sparata di Malakov per le mie assenze. Io ho la coscienza a posto: ho fatto tutte le revisioni che ha chiesto alla tesi, ma non è contento. Ormai manca solo il suo nullaosta per la dissertazione.

-Se farà ancora storie, mi metterò di traverso anch'io, a costo di andare a parlare con Sloan.

-Grazie, amico, ma non voglio che tu ti comprometta per me. Sei l'unico dalla mia parte, qui dentro, ormai, e non ti conviene darlo a vedere più di quanto hai già fatto.

Sisko gli dà una pacca sulla schiena in tutta risposta.

-Come va con la Goodwin? Notizie? Novità?- prova a domandargli. Non è molto corretto giocare la carta del suo debole per avere notizie della sua aspirante sidekick, ma ormai è abituato a calpestare la propria morale per colpa dell'Uomo Ragno.

-Il nulla assoluto, ci sto rinunciando. Non foss'altro che latita da giorni, nessuno l'ha vista o ha notizie. Sto cercando di non preoccuparmi.

-Vedrai che starà solo studiando per gli esami.
-Durante il periodo di lezioni?
-Ok, se trovo un ritaglio di tempo, provo a informarmi anch'io, dai- cerca di rassicurarlo, parlando più che altro a se stesso. La latitanza di Catalyst lo inquieta in maniera ben più incisiva. Peccato che avrebbe bisogno di una giornata di settantadue ore per fare tutto ciò che dovrebbe.

Una puntatina allo Strange Palace, prima di cena, è più pressante.

 

Nei pressi di un complesso industriale abbandonato

Non era stato così difficile. Appena si è diffusa la notizia dello scontro tra Sindacato e X-Men, chiunque avesse un minimo interesse in materia e un po' di sale in zucca si è messo a bazzicare il quartiere dello Strange Palace per carpire plausibili nessi con la banda del Coordinatore. Se poi hai a disposizione un aliante, pattugliare la zona e pedinare un volto noto tra gli scagnozzi del boss del super-crimine, è un gioco da ragazzi per uno come Goblin.
Per fortuna il suo mezzo di trasporto non va a benzina, altrimenti sarebbe rimasto a secco fin qui, in questo rudere al confine con il New Jersey.

Usare una bomba-zucca elettromagnetica è un'arma a doppio taglio, perché buona parte della sua attrezzatura sfrutta componenti sensibili e, soprattutto, rischia di danneggiare la maschera che per lui rappresenta molto di più di quanto pensino i suoi nemici.

Purtroppo non c'è un modo più semplice per disinnescare l'intrico di sistemi di allarme che verosimilmente proteggono il covo; Hermann Schultz vi è entrato dopo il passaggio sotto una specie di futuristico metal detector in corrispondenza del cancello esterno e del portone principale.
In contemporanea a un silenzioso atterraggio, un flebile fischio è il segnale dell'attivazione della bomba, l'improvviso black-out è la più evidente conseguenza. Il Folletto Verde si sente anche improvvisamente debole, ma ciò era previsto e non lo frena dallo sfondare una finestra laterale per farsi strada nel covo. Ha un minuto di tempo prima che i sistemi del suo costume si riattivino e lo rendano di nuovo pienamente operativo. Nel frattempo, deve raccogliere quante più informazioni possibili sul campo di battaglia e approfittare del vantaggio tattico.

Con la coda dell’occhio scorge una silhouette vicino ad una finestra; con rapidità sorprendente estrae un pipistrello di metallo dalla borsa a tracolla e lo scaglia contro l’avversario.

Si aspetta di sentire un grido di dolore o di veder schizzare del sangue, ma il pipistrello si è conficcato nel petto della silhouette senza che questa si vedesse. Ora che gli occhi si stanno abituando al buio, Goblin capisce dove si trova: questo non è nient’altro che un magazzino, e la sua prima vittima non è nient’altro che un manichino.

La scena è così assurda da farlo quasi scoppiare a ridere. Il pensiero di Goblin che commette una gaffe del genere è esilarante, così come l’idea di raggiungere e incatenare l’Uomo Ragno ad un muro e trafiggere la sua carne con così tante lame taglienti da...

Goblin scuote la testa. Deve controllarsi, non può lasciarsi trascinare nella follia. Certe malate fantasie non gli appartengono ed ha già perso troppo tempo. Deve concentrarsi.

Il magazzino è carico di merci. Ci vorrebbero ore per passare in rassegna tutto quanto in cerca di indizi, tempo che Goblin non ha. Ma qualcosa attira la sua attenzione, un elemento estraneo quasi quanto un uomo adulto vestito da folletto che dà la caccia ad un boss criminale.

“Una porta blindata? Nel magazzino di un’industria tessile?” si chiede, avvicinandosi alla porta.

La serratura è solida, simile a quella che si aspetterebbe per il caveau di una banca. Niente che non possa essere gestito con una bomba-acido. Con sua sorpresa, non scatta nessun allarme.

“Che razza di dilettante; se avessi pensato io ad un covo simile, avrei installato esplosivo ovunque”.

Ormai certo che il Coordinatore sia più maldestro di quanto gli avesse dato credito, Goblin procede speditamente verso la struttura sotterranea; forse un bunker antiatomico riadattato.

Non c’è nessuna finestra a lasciar trapelare la luce della Luna per orientarsi, ma almeno le lenti infrarosse della maschera funzionano e gli permettono di raggiungere una stanza dove hanno rilevato la presenza di un essere umano.

-Chi è là?- dice una voce femminile molto flebile, nell'oscurità.

Le luci si riaccendono prima del previsto. O il Coordinatore ha sul libro-paga tecnici eccellenti, o c'è lo zampino di Electro. Non è questo che conta, nell'immediato. Piuttosto, il volto adesso illuminato di una donna seduta su un materasso, con le mani legate a due catene.

-Betty Brant?!
Non c'è il tempo di chiedersi che ci faccia lì la giornalista che una voce alle sue spalle lo sorprende:
-Non. Provare. A. Toccarla. - sentenzia Shocker.

 

Strange Palace

Questo è uno di quei casi - di frequenza pressoché quotidiana - in cui Peter Parker si maledice per non esserci stato quando doveva esserci.

Clive Burton Kemp si fidava di lui. Era il proprietario di questo posto, un'oasi per la gente in costume della città, dove violenza ed eccessi erano banditi. Gli aveva promesso di tenerlo sempre d'occhio e di avere una buona parola per tutti gli aspiranti supereroi che lo frequentavano. Adesso, è diventato ciò che sembra un night club, con buttafuori armati che gli intimano di allontanarsi dalla zona, e nessun supereroe all'orizzonte. Che fine avranno fatto Clive, e sua cugina Dorothy, e tutti i bravi ragazzi che si era ripromesso di allenare per la prossima generazione di eroi urbani?

Come contraltare a questi pensieri funesti, si affaccia la soddisfazione per l'utilità di un certo studio fatto di recente. Adesso che in casa sua non c'è nessuno che non conosca la sua identità segreta, ha potuto allestire una specie di ragno-covo, in soffitta; oltre a un rudimentale laboratorio, vi campeggia una parete, ricoperta di fotografie e articoli di giornale.

Con tutte le questioni in ballo, deve tenere traccia delle piste da seguire, delle persone da tenere d'occhio, dei possibili sospettati sotto la maschera del Coordinatore. E' sicuro che gli sia tornato utile, perché  altrimenti non avrebbe memorizzato l'anonimo volto di Michael Bingham, il Ragno di Sangue, e non l'avrebbe riconosciuto all'uscita, in borghese, dallo Strange Palace, intento in una telefonata. Ennesima conferma del collegamento tra il locale e il Coordinatore... e del ritorno al crimine del suo emulo che si spacciava come redento.
Volente o nolente, il Ragno di Sangue sarà il suo cavallo di troia. Deve cogliere l'occasione al volo. E se dovesse condurlo nella tana del lupo, stavolta non ci saranno Catalyst, i Fantastici Quattro o i Vendicatori a dargli man forte.

 

SoHo, New York

La temperatura ha iniziato a scendere, forse perché sono salite sul tetto di un palazzo. Catalyst si strofina le braccia per riscaldarsi e si chiede se l’Uomo Ragno non abbia del materiale termoisolante sotto la calzamaglia, per andarsene in giro in quel modo.

Se non altro la presenza di Quicksand le ha permesso di accedere al tetto senza dover trasmutare la serratura in vetro e spaccarla; si è semplicemente trasformata in sabbia per passare dalla serratura ed aprirle, con una semplicità che fa sospettare a Catalyst che la criminale non abbia molta intenzione di rigare dritto. Ma non è un buon motivo per condannarla a restare per sempre un mostro di sabbia.

-Se si presenta un super-eroe per arrestarmi, guarda che me la squaglio – le ricorda Quicksand.

Proprio allora le due donne sono raggiunte da una terza: vestita in un normalissimo completo d’ufficio, è appena atterrata da un salto da un palazzo molto più alto. Non si è fatta un graffio: la sua pelle è completamente ricoperta da scaglie di chitina.

-Siete sole? – chiede la Scorpione.

-Se questo è un trucco per attaccarci, anche da sole possiamo difenderci – risponde Catalyst.

-Nessun trucco. Siamo entrambe scienziate – risponde la donna; le scaglie sono rapidamente riassorbite dalla sua pelle, rivelando una donna di colore.

-Cosa ti fa pensare che io sia una scienziata? – chiede Catalyst, sperando di suonare convincente.

-Intendevo io e Quicksand. So che negli anni hai tentato di curarti usando le radiazioni, dato che sono state queste a trasformarti. Immagino che la tua collaborazione con Catalyst abbia gli stessi obiettivi, e che non stia funzionando.

-Arriva al punto – insiste Quicksand.

-Sono una biochimica, specializzata nelle mutazioni indotte. Potrei aiutarti sintetizzando un siero che stabilizzi il tuo DNA, bloccandoti in forma umana. E potrei aiutare anche te, Catalyst, a catturare il Coordinatore.

-Perché dovresti farlo? Lavori per lui, no?

-Lui ha fornito i fondi per la mia ricerca, io ho ripristinato il suo potere. Ma ora che ho migliorato il siero dello Scorpione, non ho più bisogno di lui. Ed il Coordinatore sta lentamente diventando... instabile. E’ vicino a perdere il controllo, ed io non voglio essere una sua vittima.

-Non mi interessa. Farò qualunque cosa per una cura – risponde Quicksand.

-Non sappiamo neanche se vuole chiederci di fare qualcosa di illegale – protesta Catalyst.

-Qualunque cosa – reitera Quicksand, che giusto per sottolineare il punto trasforma uno dei suoi pugni in una mazza chiodata. E la Scorpione si ricopre di nuovo di scaglie.

“Scommetto che l’Uomo Ragno non si caccia mai in situazioni simili” pensa Catalyst.

 

Nel covo del Coordinatore

Nei limiti della lunghezza delle catene, Betty Brant si allontana dalla linea di fuoco: non ha idea di cosa succeda quando le scariche provenienti dai guanti di Goblin intercettano le vibrazioni emesse da Shocker, e la curiosità giornalistica non basta a spingerla a scoprirlo.

Non può andare molto lontana, però, e il Coordinatore ed Electro sono già sulla porta.

-Tsk tsk, bel faccino, non abbiamo ancora finito con te – la minaccia Electro, puntando un dito contro di lei; senza che faccia nulla, i capelli di Betty iniziano ad alzarsi solo per l’elettricità statica.

Il Coordinatore si avvicina, mettendole una mano sulle spalle. Lei è estremamente tentata di piazzargli un calcio in mezzo alle gambe, ma Electro sembra un po’ troppo pronto ad intervenire.

-Non è incredibile, cara Betty? Abbiamo di fronte una vera e propria leggenda del crimine.

“Non sembrerebbe” pensa lei: con sua sorpresa Shocker sta tenendo testa a Goblin, riducendo a brandelli le bombe-zucca prima ancora che detonino.

-Non sono un criminale! Sono un giustiziere! - ribatte a squarciagola l'interpellato, nel tentativo vano di sovrastare il rumore delle esplosioni e convincere se stesso e gli altri delle sue parole.

-A me non la dai a bere- dice il Coordinatore -E in quanto a marketing, non è l'idea migliore spacciarsi da eroe con quella maschera. Troppo grande il fardello. Ci sono in giro super-criminali più potenti, certo, ma nessuno terrorizza i più spietati boss criminali quanto Goblin. C’è stato un tempo in cui avrebbe potuto diventare il signore assoluto di questa città, prima ancora di Kingpin. Ma questo è stato prima della sua ossessione per l’Uomo Ragno.

Alla menzione di quel nome, qualcosa scatta. Goblin salta verso Shocker, emettendo una risata da raggelare le ossa. Il Coordinatore reagisce schioccando le dita in direzione di Electro.

-Basta così, vecchio. Credevi di ingannarmi?

Una scarica di elettricità colpisce sia Goblin che Shocker, mettendo fine al loro combattimento. Ma non è abbastanza: nonostante il taser sia estremamente doloroso, Goblin si rialza.

-Tu non hai idea di che cosa posso fare – si vanta a denti stretti.

-Invece lo so benissimo, Goblin. So che un tempo eri così potente da poter tenere testa alla forza dell’Uomo Ragno. Ma ho riconosciuto la tecnologia che usi: è un miglioramento dell’equipaggiamento del cosiddetto “Goblin buono”. Il che significa che non solo non sei super-forte, ma che tutto il tuo potere deriva dalla tua maschera. Basta così, Electro.

-Perché non posso ucciderlo io? – protesta Electro, pur smettendo di fulminare Goblin.

-Perché è così che l’allievo supera il proprio maestro – risponde il Coordinatore, aggiustandosi i guanti ed avvicinandosi a Goblin... e colpendolo con dolorosissime scariche di scintille.

Betty non sa se questo sia o meno il vero Goblin, ma non può certo lasciare che un uomo muoia sotto i suoi occhi e si getta addosso come può al Coordinatore.

-Fermati! Così lo ucciderai!

-Un po’ di pazienza – risponde il Coordinatore, voltandosi per afferrare Betty per il collo e sollevandola da terra con una mano sola aggiungendo:

-Prima finirò questa cosa, Betty, prima ti manderò a far compagnia al tuo caro maritino.

-Lasciala andare – risponde Goblin con rabbia, sfruttando il momento di respiro per scagliare un pipistrello tagliente verso il Coordinatore.

Il boss criminale lancia un grido di dolore quando la lama gli si conficca nel fianco, ed Electro non perde tempo a vendicarlo: questa volta, Goblin non si rialza dopo essere stato fulminato.

-Tutto okay, capo?

-Questa base è compromessa; sveglia Shocker ed iniziate l’evacuazione – ordina il Coordinatore, cercando di non dare a vedere il dolore provato nell’estrarre la lama dalla ferita, aggiungendo poi:

-Nel frattempo, io devo risolvere una questione in privato.

Non senza teatralità, il boss del crimine afferra il pesto Folletto per il cappuccio e lo trascina via, come uno straccio per i pavimenti. Si chiude con lui nella stanza più vicina: non vuole occhi indiscreti per quello che sta per fare, perché sa che il sapere è potere, e qualsiasi sarà il responso, vuole essere l'unico a poterne sfruttare le potenzialità.
Il supercriminale sfila la maschera del suo avversario, incontrando un'inefficace resistenza, e, nel caso di questo Goblin, il danno è duplice. Lo espone nella sua identità segreta e rende il suo fisico fragile come un qualsiasi comune mortale.

-Ti dirò, speravo di essere sorpreso. Un qualche anonimo pesce piccolo con manie di grandezza. E invece no, sempre i soliti noti. Sempre tu.

-Da che pulpito viene la predica? Ho capito chi sei.

-Non mi aspettavo di meno dal grande Goblin. Ma la differenza tra noi due è che tu non vivrai abbastanza a lungo da vantarti, mentre io monterò la tua testa sul mio caminetto – risponde il Coordinatore, estraendo una pistola e puntandola alla fronte di Norman Osborn.

 

CONTINUA..!

 

 

 



[i] Dai tempi delle storie raccolte nella L'Uomo Ragno Ultimate Collection #06.

[ii] Questo scorcio della riunione potete leggerlo sulla nostra serie amica Devil & La Vedova Nera, nel numero #75. Ringraziamo il nostro editor Carlo Monni per il materiale prestato e per il coordinamento delle trame.

[iii] Su Gli Incredibili X-Men #28, di due autori a caso presi tra i due co-scrittori e il supervisore di questa serie.